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A SHORT APNEA:  Illu ogod ellat rhagedia (2000)

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Titolo:

ILLU OGOD ELLAT RHAGEDIA

 

Artista:  A SHORT APNEA

 

Etichetta:  WALLACE

 

Anno:  2000

 

Genere:  AVANGUARDIA

 

Provenienza:

MILANO (ITA)

 

Formazione: 

Xavier IRIONDO (chitarra)

Paolo CANTU’ (chitarra)

Fabio MAGISTRALI (tastiere)

Disco complicato e non banale, questo dei milanesi A Short Apnea, esponenti di punta del non affollatissimo panorama dell’avanguardia musicale italiana.  E’ il secondo lavoro della formazione nata come ensemble parallelo agli Afterhours e ai Six Minute War Madness, e probabilmente il più maturo e coinvolgente della loro discografia.

       La veste grafica è elegante: un digipack nero, con foto in bianco e nero e scritte bianche.  Nella copertina, in un angolo, campeggia una grande ruota dentata con accanto una tastiera, plastica rappresentazione dell’ispirazione industrial-musicale degli ASA.  

    All’interno un primo pugno nello stomaco: tre fotografie, sempre in bianco e nero, che ritraggono i tre musicisti rannicchiati nel bagagliaio di una Renault 4, nella stessa postura della celebre foto che immortalò il ritrovamento del cadavere di Aldo Moro.  Personalmente non apprezzo questo tipo di provocazioni, rimanendo convinto che il rispetto per l’altrui dolore dovrebbe impedire lo sfruttamento (anche a fini artistici e non speculativi) di eventi tanto tragici. Però, non c’è dubbio che gli ASA fossero in buona fede, come testimonia la loro spiegazione in un’intervista: “Per quest’album fin dall’inizio cercavamo delle immagini forti e scure come la musica, che ci dava un senso di apertura ma anche di grande cupezza e dolore. Facendo noi stessi le foto volevamo dare un senso compiuto a questo disco, mentre nel primo – nato quasi per caso – questo aspetto era marginale”

    Il disco si suddivide in tre lunghi brani, ognuno dei quali è, a propria volta, composto da vari brevi frammenti.

        In molte occasioni gli A Short Apnea hanno voluto sottolineare come non si sentissero avanguardia, ma piuttosto musicisti provenienti dal più classico rock, e come, soprattutto, non ritenessero di avere un approccio intellettualistico.  Difficile dargli retta: per la concezione che il comune appassionato della musica moderna ha del rock, quello che esce dalle tracce di questo cd non è rock, ma avanguardia molto intellettualistica.

        Ma, al tempo stesso, qualche fondamento delle loro affermazioni si può rintracciare negli spezzoni sonori che compongono questo puzzle: è come se una melodia sottostante venisse salvata dagli ASA, tra un rumore ed un suono strumentale; un effetto tra l’inquietante ed il meccanico.  Ed è anche vero che, rispetto alla pervicace ricerca dell’effetto sgradevole (anti-melodico) che caratterizza molte delle composizioni degli artisti di avanguardia, gli ASA riescono a dare una imprevedibile fluidità ed armonia al loro pur volutamente frammentario discorso.  La percezione evidente è che, anche se certo non si può classificare Illu Ogod tra i dischi di intrattenimento, gli ASA non dimenticano mai la ricerca della comunicazione con l’ascoltatore.

    Insomma, per chi abbia ancora voglia di dedicare del tempo all’ascolto della musica, e non ritenga che questa debba costituire solamente uno sfondo sul quale vivere la propria vita, può trovare molti motivi di interesse e di fascino in questo lavoro: sarebbe ozioso cercare di individuare le caratteristiche delle tre tracce, essendo nulla più che tre contenitori di diverse suggestioni con frequenti discontinuità. Del resto, le scheggie sonore che compongono ciascun brano non provengono neanche da una sola session, essendo state registrate in diverse occasioni e lungo un arco temporale di diversi anni. Xavier Iriondo ha così descritto il metodo di lavoro da cui è scaturito il disco: “Ci sono due binari all’apparenza contrastanti, l’unitarietà spazio-temporale di un trio che improvvisa, creando un evento unico e imprevedibile, ed eventi distantissimi, a volte raccolti non razionalmente ma emotivamente, spesso cercando la contraddizione.” (e per fortuna che non sono intellettualistici…).

        Da sentire.

 

Voto: 6.75

                                                    ROBERTO CAPPELLI

 

 

Recensione Illu Ogod Ellat Rhagedia di Davide Poliani su Rock Sound no. 32 del dicembre 2000:

 

“Un prodotto musicale frutto di un intenso lavoro sui canoni più frequentati della musica contemporanea. L’improvvisazione e il rapporto con la strumentazione classica, innanzitutto, si rifà alle ultime uscite statunitensi, senza però quella patina di maniera che, a macchia d’olio, sta coprendo molti lavori provenienti d’oltreoceano. (…) Molto suggestivi sono anche gli inserti rumoristici, elettronici e non, che affiorano qua e là (…), l’inserimento di preludi ipnotici e astratti prima di esplosioni strumentali dalla cadenza più riconoscibile valorizza le sfumature tra sonorità e strumenti che – a parer mio – sono il punto di forza degli A Short Apnea”

 

Recensione Illu Ogod Ellat Rhagedia di Stefano Rocco su Rockit, 15 dicembre 2000 (http://www.rockit.it/album/988/a-short-apnea-illu-ogod-ellat-rhagedia-ustrainhustri):

 

“Gli A Short Apnea sono molto piu' che un semplice neurone impazzito distaccatosi dagli Afterhours, si muovono con un'anima che stride con qualsiasi forma canzone, distorcendo i tentativi della melodia di insinuarsi tra le pieghe dei suoni. Il lettore riporta tre tracce, ma in realta' si tratta di tre tempi, ognuno dei quali e' diviso in frammenti emotivi che formano una scenografia frastagliata e ansimante. E' un rumore caldo e avvolgente, fatto di scaglie di oblio e carezze soffici, animate da apparente delirio ma in realta' strutturate con precisione. (…) Sperimentazione pura, votata a una liberta' compositiva che sfiora il freejazz, senza evitare qualche sfumatura post-rock... la morte della banalita', la fine della clonazione... forse sono anni avanti, forse sono dei ciarlatani, resta il fatto che questa musica e' tutta loro! Non serve a nulla dire se mi piace, gli A Short Apnea dovete averli dentro per capirli, altrimenti Illu ogod ellat rhagedia (Ustrainhustri) e' spazzatura.”

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