C’è qualcosa che accomuna gli A Flock Of Seagulls agli A Certain Ratio, protagonisti del primo fascicolo della nostra enciclopedia a dispense, oltre alla appartenenza alla scena britannica degli anni ottanta: entrambi questi gruppi sono stati detestati dalla critica inglese, che non ha perso occasione per deriderli, quando andava bene, o denigrarli.

Le similitudini finiscono qui, perché musicalmente nulla unisce il funky post-punk degli ACR con il pop elettronico degli AFOS (che tra l’altro, a differenza degli ACR, hanno riscosso uguale insuccesso anche presso la critica nostrana).

La ragione di tanta avversione da parte della critica deve essere ricercata nella leggerezza della proposta musicale del gruppo; le accuse che più comunemente gli sono state rivolte non a caso si appuntano sulla artificiosità di una musica pensata a tavolino per piacere, sulla ripetitività delle formule melodiche adottate, sulla ridicola eccentricità del loro look. 

Il quadro accusatorio viene aggravato da quella che, agli occhi della critica europea, è una colpa imperdonabile: il largo successo ottenuto dagli AFOS presso il pubblico americano.

Le critiche sono in larga parte fondate, sia chiaro, ma tradiscono la visione vagamente calvinista con la quale i giornalisti europei affrontano la musica pop (e dalla quale, al contrario, è felicemente esente la stampa americana).  Avere talento melodico e non proporsi l’obiettivo di salvare la terra con la propria musica non dovrebbe essere considerato un marchio d’infamia, c’è posto per tutti al mondo e, soprattutto, abbiamo tutti qualche momento nel quale ci può far piacere abbandonarci a musica meno impegnata ed impegnativa.