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GREGORY ABBOTT:  Shake you down (1986)

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Titolo:  SHAKE YOU DOWN

 

Artista: ABBOTT, Gregory

 

Etichetta:  CBS

 

Anno:  1986

 

Genere: SOUL

 

Provenienza:  

New York (USA)

 

Band:

Marlon GRAVES (chitarra)

T.M. STEVENS (basso)

Alan PALANKER (tastiere)

Gregory ABBOTT (batteria)

Avete presente la sensazione che si prova quando si infila un pigiama di seta?  L’ascolto di questo super-premiato disco di Gregory Abbott simula questa sensazione; o, se volete, è l’ideale colonna sonora per una notte elegantemente lussuosa, forse non memorabile sotto il profilo dell’arricchimento intellettuale, ma tanto appagante…

Gregory Abbott è un cantante di colore newyorchese, classe 1964, ma nato da madre venezuelana e padre di Antigua.  Shake You Down, pubblicato nel 1986, è stato il primo disco della sua carriera ed è rimasto, sino ad oggi, di gran lunga quello cui ha arriso il maggior successo: la title track, pubblicata come singolo, è arrivata al primo posto della Billboard 100, I Got The Feeling è salita fino al quinto posto nella classifica R&B, le vendite dell’album hanno fruttato diversi dischi di platino.

Eppure, al suo apparire in Italia, alcuni mesi dopo la pubblicazione negli USA, il disco fu ferocemente stroncato dalla critica.  Scrisse Marco Cestoni sul Ciao 2001 (no. 14 del 3 aprile 1987): “Una vocina in falsetto che si esprime al meglio nel pronunciare un’infinità di “baby baby” pure quando non ce ne sarebbe bisogno. E poi, naturalmente, c’è l’hit, “Shake You Down”, che è copiato di pari passo da Marvin Gaye e Lionel Richie (“Missing You”) senza pietà per nessuno. Charles Koppelman, che come produttore si è guadagnato più meriti in passato insieme alla Streisand, asseconda in ogni volere Mr. Abbott che suona la batteria, canta, produce e scrive tutti i brani in preda ad uno stato confusionale notevolissimo. Chi abboccherà?”

Abboccarono in tantissimi, come detto.  E forse non avevano tutti i torti, perché le otto canzoni da cui è composto il disco si snodano piacevolissime, creando atmosfere soffuse e satinate e regalando qualche momento particolarmente intenso. Vero che il buon Gregory è debitore di molte idee alla ricchissima tradizione soul che lo aveva preceduto: ad esempio, I Got The Feeling, che apre il disco, è un soul anni sessanta, macchiato da atmosfere disco anni settanta e con un arrangiamento anni ottanta. 

Ma se dovessimo ascoltare solo artisti innovatori e rivoluzionari la nostra discoteca potrebbe accogliere non più di cinquanta nomi, e ci perderemmo tutti i bravi seguaci che, senza inventare nuove modalità espressive, hanno saputo sapientemente utilizzare i materiali a loro disposizione.

Abbott dimostra una particolare bravura negli arrangiamenti delle parti vocali: lui canta su registri acuti (uno standard nella musica nera, il suo falsetto richiama soprattutto alla mente gli Earth Wind & Fire) ma spesso la sua linea vocale si intreccia con almeno due diversi piani di controcanto, affidati ad Aida Foreman come seconda voce ed a più classici coristi, in un gioco ritmico e melodico calibratissimo e di grande effetto.

Musica ideale per trovare un po’ di relax la sera, dopo una giornata dura ma soddisfacente, dopo aver tolto la cravatta o le scarpe con i tacchi, lasciate scorrere Say You Will, Shake You Down (secondo me meno d’impatto di I Got The Feeling), Wait Until Tomorrow (breve ma interessante l’assolo di sax di John Licitra), la divertente Rhyme And Reason, che paga tributo alle origini caraibiche paterne, o la lenta I’ll Find A Way.  E neanche vi accorgerete della banalità di You’re My Angel e del conformismo di Magic.

Puro intrattenimento, ma di qualità.

VOTO: 7,5

ROBERTO CAPPELLI

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